Movies’ corner: SESSION 9

Anno: 2001

Paese: USA

Casa di produzione: Focus Features (USA Films)

Regista: Brad Anderson

Genere: Horror Psicologico

Durata: 102 minuti

Frase del film: “Vivo nei deboli e negli umiliati, dottore

Trama:

Gordon Fleming è il proprietario di una ditta di bonifica in serie difficoltà economiche che riesce ad ottenere l’appalto per rimettere a nuovo un vecchio ospedale psichiatrico, a patto di riuscire a concludere il lavoro in una settimana.  La squadra di Fleming, composta da Phil (il caposquadra), Il nipote nictofobico Jeff,  l’esperto di legge Mike e Hank si mette all’opera fra i locali in rovina della struttura.

Durante i lavori, Mike recupera dei vecchi nastri contenenti le sedute di una paziente affetta da disturbo multiplo della personalità, che ascolta nelle pause. Col passare dei giorni però, i rapporti tra i membri del gruppo peggiorano lentamente per lo stress e per i misteriosi incidenti che si verificano.

Commento: Session 9 non  è uno di quei film dell’orrore “bassi”, non abbiamo un luogo infestato né il bobo nero, bensì un semplice edificio con il suo passato, in grado di far affiorare alla mente paure e fobie. Guardando Session 9 è facile notare la somiglianza con il capolavoro Shining: anche qui abbiamo persone apparentemente normali che lentamente assorbono influssi negativi e precipitano nella pazzia. Mentre però in Shining si ha fin da subito un quadro ben  preciso della situazione con fantasmi, fiumi di sangue e presenze, in Session 9 l’elemento soprannaturale manca totalmente: non è presente il minimo effetto speciale e il modo in cui la storia è raccontata lascia lo spettatore nel mistero fino all’ultimo minuto.

Session 9 non è assolutamente la copia di Shining comunque, ma un buon puzzle psicologico che grazie ad una buona recitazione ed una colonna sonora azzeccata riesce a distinguersi dalla massa.

VOTO PER GLI AMANTI DEL GENERE: 8

VOTO PER I PROFANI: 6,5

Trailer:

La “Lady Daphne”

Theodor Whitby, abile ed esperto marinaio, era al comando della Lady Daphne, un ketch diretto a Fowey con altri due uomini di equipaggio. Era la mattina di natale del 1927, ma i tre uomini erano costretti a guadagnarsi da vivere per sopravvivere all’inverno e alla stagione successiva. Quell’inverno sarebbe passato alla storia come uno dei più tempestosi e freddi della Cornovaglia; quel giorno infatti, scoppiò una violenta burrasca, presto iniziò a soffiare un forte vento, mentre  il mare si infrangeva furioso sulla costa.

Whitby lottò lottò per mantenere il controllo della nave, e presto tutti e tre gli uomini dovettero mettersi al timone. La Lady Daphne fu colpita dal vento con una forza tale che la vela di gabbia fu strappata dal pennone e la vela maestra andò in pezzi, come se una creatura infernale nascosta nella tempesta di neve l’avesse strappata con gli artigli. La nave perse la rotta, mentre l’equipaggio cercava disperatamente di controllarla. I marinai avvistarono la costa di Plymouth e cercarono di dirigersi verso la baia per trovare riparo. Mentre lottavano per governare la nave, un’improvvisa ondata spazzò il ponte e scaraventò il capitano Whitby nel mare in tempesta.

L’equipaggio abbandonò il timone e lanciò dei salvagente nei flutti infuriati sperando che uno di essi finisse vicino al capitano, ormai invisibile.

Non c’era alcuna possibilità di cercarlo con una scialuppa, perché questa sarebbe affondata in pochi istanti.

Con il timone abbandonato, la Lady Daphne fu allontanata dal porto dalla tempesta e ancora una volta la costa scomparve tra le folate di neve. Con la nave ormai fuori controllo, i marinai speravano che la tempesta li conducesse oltre Cape Lizard, da dove sarebbero forse riusciti a raggiungere la salvezza a Mouts Bay.

La tempesta si intensificava e il vento soffiava neve ghiacciata in faccia ai due uomini, che si sentivano gelare fino all’anima. I marinai lottavano per resistere ai flutti e mantenere una rotta costante, quando una debole luce diede loro l’indicazione che aspettavano: Erano infatti diretti verso una terra sconosciuta sulla quale splendeva la luce di un faro. I marinai decisero di lanciare dei razzi di segnalazione. A coppie, i razzi luminosi salirono in mezzo alla tempesta illuminando la neve come disperate richieste di aiuto.

Sempre più disperati, continuarono ad accendere razzi, temendo di schiantarsi sulle rocce da un momento all’altro. In piedi, i due si strinsero al timone per cercare calore e conforto e tentare di sopravvivere, quando videro una luce emergere dalla tempesta e una scialuppa avvicinarsi a loro.

Una lancia era stata inviata in mare, solo il bagliore di una lanterna di bordo, a malapena visibile nella tormenta, aveva consentito di localizzare la Lady Daphne.

I due marinai si lanciarono uno dopo l’altro sulla scialuppa e furono quasi spazzati via dal vento: Solo per caso riuscirono ad aggrapparsi alla scialuppa e furono tratti a bordo. La Lady Daphne, ormai abbandonata, fu scaraventata al largo a enorme velocità e presto scomparve dalla vista, mentre la fragile lancia lottava per raggiungere la terraferma.

Il giorno successivo, la Lady Daphne fu avvistata dopo la tempesta, mentre seguiva una rotta precisa, stava superando le Eastern Isles e St. Marys, evitando attentamente le secche e gli scogli affioranti sparsi nell’area. Coloro che la avvistarono ritennero quindi che ci fosse qualcuno a bordo (sebbene sapessero che la nave era stata abbandonata nella tempesta). Alcuni riferirono addirittura di aver visto una figura al timone. Una nave le si avvicinò e l’equipaggio salì a bordo. Con stupore dei presenti, la nave non era deserta.

Il canarino addomesticato di Theodor Whitby, che non lo abbandonava mai quando era a terra, era appollaiato orgogliosamente sul timone.

Il Mistero della Mary Celeste

Dopo aver parlato di Flannan Isle, non si può non riportare un mistero molto più famoso del precedente: la nave Mary Celeste, che fu ritrovata abbandonata al largo delle coste portoghesi sulla fine del diciannovesimo secolo.

La Mary Celeste era un piccolo brigantino, costruito nei cantieri canadesi, inizialmente battezzato “Amazon” e varato nel 1861. Fin dalla nascita  fu perseguitata dalla sfortuna: il primo capitano morì nel giro di un paio di giorni, si incagliò in reti da pesca, secche, finì sugli scogli un paio di volte, speronò addirittura un altro brigantino nello stretto di Dover affondandolo e durante le numerose riparazioni prese fuoco altrettante volte, uccidendo ogni volta alcuni manutentori.  In seguito a tutte queste disgrazie, la nave venne venduta ad una compagnia americana, che si occupò di rimetterla a posto e di assegnarle un capitano (tale Benjamin Briggs). Fu in quel periodo che la nave venne rinominata Mary Celeste.

Il suo primo viaggio con la nuova compagnia aveva come meta Genova, per trasportare alcool etilico. Salpò da New York il 7 Novembre 1872; a bordo vi erano il capitano, sua moglie Sarah Briggs, la figlia di due anni Sophia-Mathilda e i 7 uomini dell’equipaggio. Nessuno li rivide più.

Il 5 Dicembre, la “Dei Gratia” avvistò un imbarcazione di piccola stazza, a due alberi vicino alle coste del Portogallo. Avvicinandosi, l’equipaggio constatò con sorpresa che la nave proseguiva senza guida. Non ci fu nemmeno risposta ai segnali. Il mare era ancora ingrossato a causa delle tempeste che vi erano state nelle precedenti settimane, ma la Dei Gratia manovrò in modo da accodarsi alla nave, che scoprì chiamarsi “Mary Celeste”. Ironia della sorte, il capitano Morehouse aveva conosciuto il capitano della Mary Celeste proprio prima della partenza, ed entrambe erano ormeggiate a New York. Venne inviata una piccola squadra di tre uomini a indagare, guidati dal primo ufficiale.

A bordo i tre si resero subito conto di come la nave fosse deserta: alcune vele erano sganciate e penzolavano per il vento come lenzuola tese ad asciugare e mancava una scialuppa di salvataggio. Il gruppo si accorse però che l’abitacolo della bussola era saltato, le carte nautiche erano sparite, 2 boccaporti erano scardinati e la porta della cabina del capitano riportava colpi di ascia. Cos’era successo a bordo della Mary Celeste?

L’ipotesi di pirateria fu subito scartata: il carico di 1700 barili di alcool etilico era intatto, tolto uno che si era rovesciato, e la cambusa aveva scorte per altri 6 mesi di navigazione. Neanche l’ammutinamento era da tenere in considerazione: Il capitano non era un dispotico e l’equipaggio godeva di ottima reputazione.

Fatto sta che la nave era stata abbandonata in fretta, in quanto le cassepanche dell’equipaggio contenevano ancora i loro beni. L’ultima nota del diario di bordo, ritrovato casualmente, era stato utilizzato per l’ultima volta per annotare la posizione del natante, il 25 Novembre: la Mary celeste aveva quindi vagato da sola per 9 giorni, e si era allontanata errante di circa 700 miglia dall’ultimo punto nave. Consegnata alle autorità inglesi di Gibilterra, la nave fu soggetto di lunghe indagini prima di essere riconsegnata alla compagnia proprietaria.

Analizzando i danni, si giunse alla conclusione che, durante la tempesta precedente al ritrovamento, alcuni (1) barili di alcool etilico siano esplosi a causa delle sollecitazioni, scatenando il panico a bordo e facendo abbandonare la nave il più velocemente possibile per il timore di una violenta esplosione; l’equipaggio sarebbe poi affogato, o morto di stenti in mezzo all’oceano. Negli anni a venire, la Mary celeste cambierà comandante molte volte, a causa delle superstizioni e (ancora una volta) a causa dell’idea che la nave fosse infestata. Finirà incagliata sugli scogli vicino ad Haiti, affondata volontariamente dal capitano per truffare l’assicurazione.

Il mistero di Flannan Isle

La Gran Bretagna è, da sempre, forziere di racconti: folletti, streghe, fantasmi..

La Gran Bretagna è anche piena di fari lungo tutta la sua costa, e quando questi due elementi si uniscono, nascono misteri destinati a rimanere irrisolti.

Flannan Isle è una piccola isola, fra le più distanti dalla costa scozzese e a nord-ovest delle Ebridi, affacciata sull’oceano atlantico. Data la conformazione delle coste inglesi, aspre e pericolose a causa delle maree che permettono a scogli e secche di affiorare, nella seconda metà del 1800 venne deciso di costruire numerosi fari: Fra questi, il faro di Flannan Isle era il più isolato dalla terra d’Albione.

Costruito nel 1899, alto 23 metri ed arroccato sulla scogliera più alta dell’isola a 45 metri dal livello del mare, il faro era munito di una moderna lampada per fari a mercurio. Quando entrò in funzione, nel 1900, tre guardiani vi furono assegnati: James Ducat,  il capo guardiano, Donald Macarthur, il primo assistente e Thomas Marshall, assistente in seconda.

La sparizione dei tre guardiani

La notte del 15 Dicembre 1900 era una notte piovosa e c’era nebbia.

A mezzanotte, il piroscafo Herchtor, in avverse condizioni meteo, notò che la luce del faro era spenta. La terraferma fu avvertita subito, ma non fu possibile raggiungere le frastagliate coste dell’isola a causa della tempesta che continuava ad abbattersi inclemente; Solo il 26 Dicembre fu possibile inviare qualcuno a investigare.

Quando la Hesperus sbarcò nel pomeriggio, il suo equipaggio non trovò alcun segno di vita, non ci fu nemmeno risposta al razzo di segnalazione lanciato. Joseph Moore, uno dei responsabili della NLB (l’autorità responsabile dei fari, a capo della spedizione, trovò la porta del faro chiusa e le sue camere deserte: nessun anima viva era lì da giorni, ma i letti erano sfatti, l’orologio fermo, la cucina apparecchiata. Nello scantinato furono anche trovate le torce ad olio, e la possibilità che i guardiani avessero lasciato il faro il 15 Dicembre, con fuori una tempesta, senza cappotti né lampade, era alquanto limitata. le note sul diario del faro erano aggiornate al 13 Dicembre, ma furono ritrovati appunti riguardo il meteo e rilevazioni varie fino al pomeriggio del 15, poi ogni traccia svaniva nel nulla. Nemmeno fuori, dalla banchina alla scalinata che conduceva alla torre non v’era nulla di rotto o fuori dal comune.

I tre guardiani del faro sparirono quella notte il 15 Dicembre, molto probabilmente reclamati dal mare, come verrà scritto nel rapporto redatto.

Fantasmi

I successivi guardiani che presero il loro posto, giurarono, nelle lunghe notti di tempesta, di vedere un individuo fumare in cima al faro, e altri due camminare sulla banchina in lontananza.. Affermarono anche di sentire voci nello scantinato e colpi alla porta, quando la pioggia batteva violenta e la nebbia accecava. È probabile che si trattasse di autosuggestione, ma la cosa attirò molti studiosi del paranormale, che dall’inizio degli anni ’70, dopo che il faro fu automatizzato, cominciarono a sondare faro e dintorni. Molti di loro dissero che vi erano effettivamente delle presenze, e si arrivò alla conclusione che quelle presenze fossero proprio i tre guardiani scomparsi.

Dopo più di un secolo però, il mistero rimane, e forse non si saprà mai cosa accadde quella nefasta notte.

I Gremling

Questo non è un gremlin.                                                            Questo sì.

Sorpresi? Si.

Nonostante il gremlin sia da sempre collocato in un mondo fantasy insieme a fate,orchi, gnomi e scarafoni di varia misura, NON è una creatura fantasy, anzi è più moderna ci quanto si sappia.

Il Gremling fa parte del folklore inglese, ed è uno spiritello dispettoso che si diverte a manipolare, smontare e sabotare apparecchiature meccaniche ed elettriche. Il nome deriva dal termine “Greme” (irritare, annoiare).

La loro prima apparizione documentata concretamente risale al 1940, periodo nel quale gli aviatori si spingevano a quote di circa 12.000 piedi ( 3.500 metri) per la prima volta, e senza un’attrezzatura adatta.

Accadeva che durante gli addestramenti e le ricognizioni in alta quota, molti velivoli subissero dei guasti misteriosi nel bel mezzo del volo: I piloti giuravano di vedere sulle ali, attaccati alle eliche, nella cabina e in molte altre zone dell’aereo, piccoli esseri in tenuta rossa intenti a smontare l’apparecchio. Venne allora pubblicato sul giornale della RAF, questo poema, con l’intento di sdrammatizzare il fenomeno:

This is the tale of the Gremlins
Told by the P.R.U.
The incredible tale of the Gremlins
But believe me, you slobs, it’s true.

When you’re seven miles up in the heavens,
(That’s a hell of a lonely spot)
And it’s fifty degrees below zero
Which isn’t exactly hot.
When you’re frozen blue like your Spitfire
And you’re scared a Mosquito pink,
When you’re thousands of miles from nowhere
And there’s nothing below but the drink
It’s then you will see the Gremlins,
Green and gamboge and gold,
Male and female and neuter
Gremlins both young and old.
It’s no good trying to dodge them,
The lessons you learned on the Link
Won’t help you evade a Gremlin,
Though you boost and you dive and you fink.
White ones will wiggle your wingtips,
Male ones will muddle your maps,
Green ones will guzzle your Glycol,
Females will flutter your flaps.
Pink ones will perch on your perspex,
And dance pirouettes on your prop;
There’s a spherical, middle-aged Gremlin
who’ll spin on your stick like a top.
They’ll freeze up your camera shutters,
They’ll bite through your aileron wires,
They’ll bend and they’ll break and they’ll batter,
They’ll insert toasting forks in your tyres.
That is the tale of the Gremlins,
Told by the P.R.U.,
(P)retty (R)uddy (U)nlikely to many
But fact, none the less, to the few.”

Dopo mesi e mesi di incidenti, si diffuse la leggenda che l’unico modo per far fallire un attacco dei gremlins fosse portarsi una bottiglia di birra vuota nell’abitacolo, all’interno della quale le creature si sarebbero infilate.

In conclusione però, è molto probabile che si trattasse di allucinazioni dovute alle sollecitazioni subite dal pilota, dallo stress e ad altri fattori psicologici. Oppure no.

Il Diavolo del Jersey

Chupacabras, Big Foot… e “il Diavolo del Jersey”, quest’ultimo probabilmente fra i meno conosciuti.

Che adorabile creatura.

“The Jersey Devil” è una creatura demoniaca, che infesterebbe le terre del New Jersey (USA) dagli inizi del ‘700.

Varie sono le leggende riguardo la sua nascita:

Una ragazza, incinta di un soldato inglese durante la rivoluzione americana, fu maledetta dai suoi compaesani; La maledizione si manifestò con la nascita di un bambino deforme, che venne abbandondato nelle paludi del New Jersey.

Un’altra storia racconta invece di una strega, che dovendo partorire il suo tredicesimo pargolo, chiese al diavolo di far nascere un demonio: Così accadde, e la creatura venne tenuta segregata nella soffitta della casa della madre. Un giorno però, a questo “coso” spuntarono le ali, che gli permisero di scappare e rifugiarsi nelle paludi circostanti.

Sarebbe simile ad un uccello, alto circa un metro, con la testa di cavallo, le gambe di gru, ali di pipistrello e artigli.

Quest’entità fu un incubo per le campagne del Jersey fino al 1740, anno nel quale fu messo in atto un esorcismo su tutto il territorio che, a detta dei monaci che lo compirono, sarebbe durato 100 anni. Dal 1740 a oggi però, pare che “Jersy” si sia cibato di carogne, animali e persone, il tutto documentato da polizia e avvistamenti più o meno attendibili.

I più recenti  risalgono al ventesimo secolo:

  • 1909:  un addetto ai cavi elettrici della ferrovia del paese vede uno grosso uccello scontrarsi contro i cavi sopra i binari, vi è una tremenda esplosione, ma il volatile non riporta apparentemente il minimo danno.
  • 1957: Il Dipartimento per la conservazione ritrova uno strano cadavere in una zona semicarbonizzata di una pineta; Parzialmente scheletrico, coperto da qualche piuma e con zampe non identificate.
  • 1961, una coppietta appartata in auto nella campagna, si ritrova attaccata da un grosso animale; dopo aver abbandonato l’auto in preda al panico, vedono  “un cavallo con le ali da dinosauro che vola sopra gli alberi!”.
  • 1966: una fattoria è letteralmente depredata nel giro di una notte:  la polizia documenta31 papere, 4 gatti, 2 anatre e 2 cani di taglia grande furono trovati completamente squarciati nel cortile.

Il resto è lasciato alle speculazioni: chi crede che sia il demonio sulla terra, chi dice sia immortale, chi dice sia solo una trovata pubblicitaria e chi ipotizza sia parente del mostro di Loch Ness, l”unica certezza è che nel New Jersey, qualcosa di grosso e brutto ha volato per un paio di secoli.